Il velo e la visione delle donne mussulmane
Il velo e le donne musulmane. La realtà del pensiero della donna che indossa il velo, basato sulla mia esperienza e la teologia musulmana
In questo documento vi racconterò cosa rappresenta nella maggior parte della realtà, il velo per le donne musulmane.
Sappiamo che con il termine hijab si indica il velo, indumento usato dalle donne musulmane, che è visto in differenti modi da diversi osservatori. La maggior parte di questi, chiunque essi siano, cerca di imporre la propria visione senza fermarsi un attimo a pensare cosa veramente rappresenti quel velo.
Episodio del testo che stai leggendo:
Episodio scritto da Shakirah Jessica Gyoriova sul velo:
In alcune zone del mondo è stato bannato perché, dicono, è sinonimo di estremismo, o perché non si vogliono esporre nella società simboli religiosi, o perché, fa comodo creare il nemico per occultare le proprie inefficienze, oppure semplicemente per partito preso; in altre zone del mondo è reso obbligatorio dalle tradizioni beduine che, spesso, poco centrano con la religione, oppure è imposto dalle visioni salafite e wahabite dell’Islàm.
Spesso, nel parlare di velo si accenna al Corano e ai suoi versetti, ma molti di coloro che lo fanno, sia musulmani e soprattutto non musulmani, non sono in grado di specificare le ragioni di quei versetti, sia perché leggono senza comprendere e, sia, perché non hanno le competenze per farlo, attingendo a pensieri altrui per farne propria la conoscenza senza capirne il nesso e il contesto.
Della questione teologica, personalmente, non posso dare una efficace descrizione, in quanto non ho le conoscenze teologiche adatte, per questo mi soffermerò su esse solo alla fine dell’episodio e in maniera molto semplice da poter essere chiaro a tutti. Spiegazioni correlate con l’aiuto del mio maestro.
Se devo fare delle considerazioni sulla religione e la società italiana, come questo articolo ha intenzione di fare, uso l’esperienza avuta con la comunità musulmana, avendo trattato specifici argomenti sia in Italia, per lavoro legato alle questioni di legge e sia basate sull’esperienza avuta nei paesi musulmani dove ho vissuto per lavoro, cercando di non mischiare tradizione con religione.
Infatti, negli ultimi decenni, l’uso dell’hijab non è stato solo un identificazione religiosa ma per le donne, è diventato un segno di appartenenza alla propria comunità, in concomitanza a quella in cui si vive. Segno di appartenenza a uno stile di vita che è completamente diverso da quello che la società impone.
La donna che indossa il velo lo fa soprattutto per esserci, per dire che è qui oggi, ed è presente. Non è sottomessa a nessuno anzi, la maggior parte delle volte, lo fa contro il parere della famiglia che sa, per esperienza, quanto sia difficile interfacciarsi in questa società occidentale moderna, cui si dichiara democratica ma che accetta solo chi ha la sua stessa visione, non considerando le diversità.
Esserci, perché le donne musulmane vogliono uscire da quell’anonimato che involontariamente le madri e le prime arrivate, hanno cercato di mantenere, senza farsi notare o apparire, vuoi per educazione, vuoi per cultura, vuoi perché si sentivano straniere e diverse in una nuova terra.
Le musulmane vogliono esserci per lanciare il messaggio che sono qui e fanno parte di questo mondo anche vestendo in maniera diversa, fuori dagli schemi che la società impone, usando un indumento che le differenzia e dà l’appartenenza al proprio credo.
Velo, che rappresenta la propria emancipazione cercata e voluta, scostandosi da ciò che la società odierna chiede ad una donna: essere omologata, seguire uno stile che le impone un codice d’abbigliamento che spinge le giovani ad apparire come donne in carriera e sexy, o donne casalinghe ma affascinanti. Donne che soddisfino solo ed esclusivamente quell’idea che la società impone loro: essere sempre bella, sempre in vista, sempre presenti, sempre disponibili. Ad ogni costo.
La ragazza con il velo, vuole essere lontana da questa idea stereotipata della donna, ha intenzione di essere presente, indifferentemente se lo stile piace o non piace alla società che la circonda. Vuole soddisfare le proprie esigenze e i propri canoni di stile di vita modesta e incentrata sulle proprie capacità.
Non interessa apparire secondo i canoni altrui, ma essere presente, influenzare ed esistere, mostrandosi per quello che si è, non curante di coloro che la vorrebbero in un certo modo. “Non mi interessa ciò che gli altri vogliono e come mi vogliono, io sono qui, con il mio volere e ci rimarrò!” Quale messaggio più femminista di questo?
Il velo rappresenta quel femminismo che ormai è andato perso, quel femminismo che è riuscito a far emergere la donna nel suo essere tale, che ripeto, oggi a parte le parole, si è perso con i fatti.
Come visto, non è solo religiosità o estremismo come molti superficialmente esprimono. Si fermassero a capire il fenomeno escludendo i “paletti” che la religione gli pone, forse molte donne difenderebbero quell’idea di poter scegliere ciò che vogliono, senza che un‘altra o altro gli dicesse cosa sia giusto per loro stesse.
Questa è semplicemente una mia osservazione scaturita dalla mia esperienza avuta con l’universo femminile musulmano, durante i miei viaggi e il mio lavoro.
Ma le donne musulmane non indossano il velo solo per far capire alla società che esistono, lo fanno anche perché credono nella propria religione. Credono in quei valori di donna modesta che basa la sua esistenza non nella bellezza effimera, che prima o poi sfugge, ma nella bellezza interiore che il velo, spesso, mette in evidenza negli sguardi delle donne velate. La bellezza del cuore e dell’anima, quella che rimane per sempre, è nello sguardo e negli occhi. Meraviglie che il velo non copre e non nasconde.
Io spesso, dico a chiunque mi chiede spiegazioni: “L’hijab non va portato sui capelli, ma nel cuore”. Questo fa capire, a chi è in grado di comprendere, cosa significa vivere per il velo. Non vuol dire privarsi della propria esistenza, essere sottomesse a qualcuno, essere messe in secondo piano, come molti intendono. Il velo è tutt’altro come visto e continueremo a vedere.
Voglio ricordare, che anche noi uomini, dovremmo indossare un hijab, un velo che ci allontani dalle tentazioni e ponga una barriera tra noi e il superfluo. Dovremmo anche noi vivere in modo modesto, comportarci come le sorelle, vivere come loro per essere realmente dei buoni musulmani.
E la religione? Il Libro Sacro cosa afferma sul velo?
Come ho detto all’inizio, non voglio dare una spiegazione teologica, come la maggior parte purtroppo fa in Italia, perché non ne ho le competenze, ma accennerò ai significati delle parole, che vengono riportate nel Corano in riguardo al velo, con l’aiuto che mi è stato dato su questo argomento dal mio maestro Mufti Mohammad Umar e dai miei studi sul libro dell’Imam Malik.
Nel Corano vi sono differenti versetti sull’argomento, per semplicità, ne riporto alcuni cercando di prendere tutti gli esempi: “E alle credenti, che esse abbassino i loro sguardi, preservino la loro castità, mostrino dei loro ornamenti soltanto ciò che appare e calino un panno (Khumar) sul seno; e mostrino le loro grazie solo ai propri mariti, ai loro padri, ai propri fratelli, ai figli dei propri fratelli, ai figli delle proprie sorelle, alle loro donne, alle donne che le loro destre possiedono, ai domestici maschi impotenti, ai bambini impuberi, che ignorano le parti nascoste delle donne.” Surat AnNour vv 31, oppure, in un’altra sura: “O Profeta, dì alle tue mogli, alle tue figlie e alle donne dei credenti che facciano scendere il camice (jalabib) fino in basso; questo è più opportuno perché vengano riconosciute e non vengano offese.” Surat alAzhab vv 59
I
n altri versetti viene menzionato il termine velo (hijab) in cui si parla di Maria che si nasconde dagli sguardi indiscreti dietro un velo, mentre era in procinto di partorire e altri riferimenti al Profeta, che Iddio lo abbia in gloria e alle sue mogli.
Cercherò di dare il significato giusto alle parole scritte nel Libro Sacro. È obbligatorio conoscere, per chi cerca di avere a che fare con l’arabo e ancor di più con i versetti del Corano, che tutte le parole arabe derivano da una radice tri-lettera. Da qui si parte con tutti i significati associati a questa radice, che possono assumere spiegazioni diverse.
Il termine Khumar è il plurale di خمار (khimar) dalla radice خ م ر che significa anche “nascondere”.
Il termine jalabib plurale di جلباب (jilbab) dalla radice ج ل ب che significa anche “aveva portato”, usato soprattutto nell’indicare una vestaglia lunga.
Il termine hijab الحجاب proviene da حجاب (hijab) che significa “barriera” e quindi dalla radice ح ج ب che significa “velare-coprire”.
Dalla radice delle singole parole appena enunciate, e rileggendo ora i versetti, si nota come molte traduzioni effettuate in numerosi articoli, testi e discorsi, non hanno nessun valore reale che possa essere accostato alla realtà del significato.
Il Corano usa il termine velo, hijab, riferendosi al nascondersi agli occhi dei curiosi, nel caso di Maria o agli occhi dei compagni, nel caso delle mogli del Profeta, o alla vista dei non musulmani, che schernivano le donne per gioco o per molestia. Questo perché, i primi anni della rivelazione, i musulmani erano perseguitati; quindi, per tenere al sicuro le proprie donne, il termine velo fu detto nel Corano per salvaguardare la loro vita; con il passare del tempo, sempre lo stesso riferimento a velo, identificava il nascondersi dai non musulmani per non essere molestate.
Come visto, l’uso del velo ha avuto le sue ragioni per essere descritto e consigliato, non è stato una semplice imposizione degli uomini sulle donne per sottometterle, come spesso viene detto senza avere cognizione dell’argomento e tanto meno l’imposizione di un dio maschilista e patriarcale, come spesso i detrattori dell’Islàm lasciano intendere e, ancor peggio, alcune correnti oscurantiste vogliono imporre.
Gli studi e le spiegazioni date dal Profeta, che Iddio lo abbia in gloria, nella sua sunnah, hanno portato a dire che con “nascondere gli orpelli”, ci si riferiva oltre ai seni, anche i capelli e il collo delle donne, che in quel periodo, erano un motivo di attrazione per i molestatori e gli sguardi dei corruttori. Ma, effettivamente, nel Corano non si parla di capelli e collo.
Questo, però, non sta a significare che ciò che è stato detto dal Messaggero di Iddio e dagli studiosi, sia solo un interpretazione degli uomini voluta per sottomettere la donna, come molti continuano a dire. Ma ha le sue basi reali, e applicabili alla società, come ogni regola esposta nel Sacro Corano.
Vi lascio riflettere su ciò che ho scritto, con l’augurio che possiate usare il vostro sapere per dedurre le giuste informazioni e non farvi fuorviare, da chi ha bisogno della vostra ignoranza per continuare a vivere senza far nulla.


